Le ricerche più aggiornate e autorevoli confermano che non tutte le tipologie di carne presentano lo stesso profilo di rischio rispetto al possibile sviluppo di malattie oncologiche. La comunità scientifica ha infatti tracciato una netta distinzione tra *carni rosse*, *carni lavorate* e *carni bianche*, sulla base dei dati epidemiologici e dei meccanismi biologici coinvolti.
Le categorie: carne rossa, carne lavorata e carne bianca
Nel panorama scientifico internazionale, a cui si rifanno anche organismi come l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) tramite la sua agenzia IARC (International Agency for Research on Cancer), la carne di origine animale viene generalmente suddivisa in:
Le differenze chimiche tra queste categorie sono rilevanti, soprattutto per quanto riguarda la presenza di determinati composti che, una volta introdotti nel corpo umano, possono innescare processi dannosi.
IARC e classificazione del rischio cancerogeno
Nel 2015 la IARC ha pubblicato un rapporto chiave basato su centinaia di studi epidemiologici. Questo rapporto ha stabilito che:
Le carni bianche secondo gli studi: sicurezza e possibili effetti protettivi
Diversi studi recenti hanno messo in luce come il consumo di carni bianche sia associato ad un rischio significativamente inferiore di sviluppare tumori rispetto alle altre categorie. In particolare, una ricerca pubblicata sulla rivista Nutrients nel 2019 ha evidenziato un possibile effetto protettivo delle carni bianche, con una riduzione del rischio di tumore allo stomaco e una minore mortalità oncologica nelle popolazioni che ne consumano quantità maggiori.
Questo effetto sembrerebbe dovuto a fattori nutrizionali precisi:
Pur esistendo la necessità di ulteriori ricerche per confermare questi dati e per chiarire tutti i meccanismi biologi, la letteratura scientifica conferma attualmente che le carni bianche non possono essere considerate cancerogene secondo le evidenze oggi disponibili.
Consumo raccomandato, dieta mediterranea e importanza della moderazione
Gli esperti in epidemiologia nutrizionale e prevenzione neoplastica, incluso l’Istituto Europeo di Oncologia e la Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori, suggeriscono di:
La Dieta Mediterranea, considerata uno dei modelli più sani al mondo, include un consumo moderato di carne, principalmente bianca, nel quadro di un regime alimentare globale equilibrato, che assicura un basso rischio di sviluppare malattie croniche e tumorali.
Falsi miti e comunicazione del rischio
Un errore frequente nella comunicazione pubblica è estendere genericamente l’etichetta di “cancerogena” a tutta la carne. Tuttavia, come precisano sia i rapporti istituzionali sia la letteratura accademica, solo le carni lavorate sono state classificate come decisamente cancerogene e le rosse come probabilmente cancerogene, mentre le carni bianche sono escluse da questa classificazione.
Un altro falso mito è che solo la qualità dell’allevamento o la presenza di conservanti sia determinante: la letteratura indica che anche carne rossa “da pascolo” comporta i medesimi rischi delle varietà da allevamento intensivo per quanto riguarda il rischio oncologico. L’aspetto importante è quindi il tipo di carne e il suo consumo nel contesto della dieta complessiva.
La carne, come tanti altri alimenti, va collocata in una visione d’insieme dove pesano le quantità, la frequenza e l’equilibrio generale del regime alimentare.
In conclusione, in base alle evidenze disponibili, l’unica carne che attualmente non è considerata cancerogena dagli esperti è la carne bianca, come pollo e tacchino. Il consumo moderato di questo alimento, inserito in una dieta equilibrata e variata, è sicuro e non associato a un aumento documentato del rischio di tumori secondo l’attuale consenso scientifico. Rimane, naturalmente, il consiglio di evitare gli eccessi, mantenere la varietà del proprio menù quotidiano e consultare fonti autorevoli per ulteriori aggiornamenti, vista la continua evoluzione della ricerca su alimentazione e cancro.