La prevenzione è l’arma più potente che le donne hanno a disposizione per proteggere la propria salute cervicale. Un attento controllo periodico tramite screening cervicale consente di individuare precocemente alterazioni cellulari che, se trascurate, potrebbero evolvere in tumore del collo dell’utero. Questi controlli rappresentano quindi uno strumenti di tutela fondamentale, anche in assenza di sintomi o disturbi specifici. Ma ogni quanto tempo vanno realmente ripetuti questi esami? La risposta è regolata dalle più recenti linee guida scientifiche e organizzative del Servizio Sanitario Nazionale italiano.
Frequenza consigliata per lo screening cervicale
Le ultime raccomandazioni si fondano su studi epidemiologici che confermano la lenta evoluzione della maggior parte delle lesioni cervicali. Pertanto, non è necessario sottoporsi a controlli più ravvicinati rispetto a quelli indicati: questa buona prassi evita ansie inutili e sovratrattamento, senza diminuire l’efficacia della prevenzione.
Il Pap test va effettuato ogni 3 anni tra i 25 e i 29 anni. Superata questa fascia di età, il Pap test viene gradualmente sostituito dal test HPV, un esame che ricerca la presenza sul collo dell’utero dei Papillomavirus umani ad alto rischio oncogeno. Il test HPV è raccomandato ogni 5 anni tra i 30 e i 64 anni, perché la sua maggiore sensibilità permette di estendere in sicurezza l’intervallo tra un controllo e l’altro.
- 25-29 anni: Pap test ogni 3 anni
- 30-64 anni: Test HPV ogni 5 anni
Questi intervalli sono considerati ottimali per una diagnosi precoce della malattia e si applicano anche a donne che non manifestano alcun sintomo o che hanno ricevuto la vaccinazione contro l’HPV. Il vaccino, infatti, non protegge da tutte le forme del virus potenzialmente oncogene, quindi lo screening rimane comunque necessario.
Perché testare con queste tempistiche?
I tumori del collo dell’utero si sviluppano in tempi lunghi e nella maggior parte dei casi derivano da infezioni persistenti di HPV ad alto rischio, che impiegano anni prima di provocare lesioni precancerose. L’efficacia strategica degli intervalli consigliati si basa sull’evoluzione di queste lesioni:
- L’evoluzione da infezione a lesione invasiva può richiedere anche dieci anni o più
- Uno screening troppo frequente espone a trattamenti eccessivi e inutili ansie
- Intervalli troppo lunghi potrebbero invece non permettere una diagnosi tempestiva
Per questo motivo, le tempistiche consigliate sono il risultato di un attento bilanciamento tra beneficio clinico e benessere psicologico della donna, con particolare attenzione alla riduzione degli interventi non necessari sulle aree genitali.
Come viene svolto lo screening
Sia il Pap test che l’HPV test sono esami semplici, rapidi e indolori. Si svolgono attraverso un prelievo di cellule dal collo dell’utero eseguito in ambulatorio da personale sanitario esperto. Ecco alcune regole da rispettare per ottenere un risultato valido:
- Devono essere trascorse almeno 48 ore dall’ultimo rapporto sessuale
- Evita lavande o creme vaginali nei tre giorni precedenti
- L’esame non deve coincidere con il flusso mestruale e va evitato nei tre giorni precedenti o successivi alle mestruazioni
- Lo screening può essere eseguito anche in gravidanza se necessario, ma sempre su indicazione medica
In caso di risultato positivo al test HPV, dallo stesso campione si effettua anche un Pap test di controllo per valutare l’eventuale presenza di alterazioni cellulari specifiche. Questo approccio integrato migliora la precisione nella diagnosi e riduce i tempi di attesa per ulteriori valutazioni.
Gestione dei risultati e richiami futuri
Il programma di screening cervicale italiano è organizzato in modo che ogni donna nelle fasce di età interessate riceva automaticamente un invito periodico dalla propria ASL di residenza. Se non si riceve l’invito, è possibile prenotare direttamente attraverso il numero verde dell’ASL di appartenenza. Questi esami sono completamente gratuiti e, in caso di necessità, viene fornito anche un certificato per l’assenza dal lavoro.
Se il test è negativo, la donna verrà richiamata rispettando l’intervallo di tempo consigliato (3 o 5 anni in base all’età e al tipo di test). Se il test è positivo, saranno eseguiti approfondimenti specifici, come una colposcopia o ulteriori analisi citologiche, seguendo protocolli collaudati che mirano a trattare solo le lesioni che effettivamente rischiano di progredire verso forme tumorali.
Va ricordato che, anche in assenza di sintomi, è fondamentale aderire agli screening periodici: il tumore cervicale, nelle fasi iniziali, è spesso completamente asintomatico e il controllo regolare rappresenta la chiave per una diagnosi davvero tempestiva.
Sintomi che meritano comunque attenzione e una valutazione fuori dallo screening programmato includono:
- Sanguinamento vaginale anomalo
- Perdite vaginali insolite o maleodoranti
- Dolore pelvico persistente o durante i rapporti
Pertanto, lo screening programmato non sostituisce la necessità di rivolgersi subito al ginecologo in presenza di disturbi o sintomi sospetti.
La prevenzione del cancro cervicale si basa quindi su due pilastri fondamentali: una corretta adesione agli screening gratuiti, seguendo attentamente le tempistiche raccomandate per età e tipologia di test, e l’attenzione ai segnali del proprio corpo. Solo così è possibile garantire le migliori possibilità di diagnosi precoce e cura.