Hai l’osteoporosi? Ecco cosa devi fare subito per fermarla prima che sia troppo tardi

L’osteoporosi è una condizione cronica caratterizzata da una progressiva perdita di massa ossea e dalla conseguente fragilità dello scheletro, che espone a un rischio elevato di fratture, anche in seguito a traumi minimi o addirittura spontaneamente. Spesso viene definita una “malattia silenziosa”, perché nelle fasi iniziali non dà segni evidenti e, nella maggior parte dei soggetti, i sintomi compaiono solo quando si verifica una frattura. Alla luce di questa caratteristica, è fondamentale agire il prima possibile per bloccare la progressione della malattia e ridurre drasticamente il rischio di complicanze, tutelando la qualità della vita e l’autonomia personale.

Agire tempestivamente: perché è fondamentale

Molti scoprono di avere l’osteoporosi solo dopo una frattura ossea, in particolare a carico della colonna vertebrale, del femore o del polso, oppure dopo aver notato un abbassamento della statura o un arcuamento della schiena (cifosi dorsale). Tuttavia, è possibile intervenire efficacemente anche in queste fasi: l’importante è non sottovalutare mai i segnali, come dolori insidiosi alla schiena, riduzione della statura o postura più ricurva. Una diagnosi precoce, ottenuta tramite esami come la MOC (Mineralometria Ossea Computerizzata), rappresenta il primo passo per impostare una strategia di gestione mirata e personalizzata.

Agire “subito” significa quindi:

  • Effettuare controlli specifici dopo la menopausa, in età avanzata o in presenza di altri fattori di rischio (storia familiare, uso prolungato di cortisonici, magrezza eccessiva, patologie croniche).
  • Affidarsi a uno specialista per impostare correttamente il percorso diagnostico e terapeutico.
  • Riconoscere che la prevenzione delle fratture è l’obiettivo cardine della terapia dell’osteoporosi.

Le basi del trattamento: dieta, movimento e corretti stili di vita

Le raccomandazioni ufficiali delle principali società scientifiche per la gestione dell’osteoporosi convergono su tre pilastri fondamentali: alimentazione bilanciata, esercizio fisico adeguato e, quando necessario, trattamento farmacologico.

1. Alimentazione mirata

L’alimentazione riveste un ruolo cruciale per rallentare il processo di perdita ossea e mantenere la forza scheletrica residua. È indispensabile adottare una dieta ricca di:

  • Calcio: fondamentale per il metabolismo osseo. Alimenti consigliati: latte e derivati, verdure a foglia verde, alcune acque minerali ricche di minerali, frutta secca.
  • Vitamina D: promuove l’assorbimento del calcio nell’intestino. Viene prodotta per lo più attraverso l’esposizione della pelle al sole, ma si trova anche in pesci grassi (salmone, sgombro), tuorlo d’uovo, fegato.
  • Proteine di qualità: necessarie per la salute muscolare e la riparazione dei tessuti scheletrici; da assumere in modo equilibrato senza eccessi.
  • Limitare il consumo di alcolici e di caffeina, oltre alla riduzione del sale, fattori che possono favorire la perdita di calcio attraverso le urine.

2. Attività fisica regolare

Lo sport e il movimento rappresentano un efficace alleato contro la progressione della patologia osteoporotica. Contrariamente a quanto si crede, un corretto allenamento:

  • Migliora la densità ossea attraverso attività che pongono resistenza meccanica (camminata veloce, danza, ginnastica dolce, esercizi con pesetti), stimolando le cellule ossee a produrre nuovo tessuto.
  • Aumenta la forza muscolare e l’equilibrio, abbattendo il rischio di cadute e fratture.
  • Deve essere sempre personalizzato: sono da evitare sport troppo traumatici e movimenti che comportano elevato rischio di impatto o torsione improvvisa.

La costanza è la chiave. Bastano anche sessioni brevi, purché regolari nell’arco della settimana; la supervisione di un fisioterapista o di un professionista esperto è fondamentale per impostare un programma sicuro e progressivo.

3. Correzione dei fattori di rischio e stili di vita

  • Smettere di fumare, poiché il tabacco contribuisce accelerare la perdita di massa ossea.
  • Moderare il consumo di alcolici.
  • Garantire esposizione regolare ma protetta al sole per favorire la sintesi di vitamina D endogena.
  • Adottare comportamenti che riducano il rischio di cadute domestiche: illuminazione adeguata, eliminazione dei tappeti, uso di ausili per la deambulazione se necessari.

Terapie farmacologiche e supporto specialistico

Quando le misure non farmacologiche non bastano, o in presenza di un rischio elevato di fratture (valutato con esami della densità ossea e altri indicatori clinici), lo specialista può prescrivere terapie mirate. Tra i principali farmaci utilizzati si annoverano:

  • Bifosfonati: prodotti che rallentano la distruzione dell’osso e ne favoriscono la ricostruzione. Sono la classe più prescritta per la prevenzione e il trattamento dell’osteoporosi.
  • Modulatori selettivi dei recettori degli estrogeni (SERM): riducono il riassorbimento osseo soprattutto nelle donne in post-menopausa.
  • Vitamina D e calcio: possono essere prescritti sotto forma di integratori, in aggiunta alla dieta, soprattutto negli anziani o nelle persone con bassi livelli ematici.
  • Terapie ormonali sostitutive: utilizzate in casi selezionati e per periodi limitati, soprattutto nelle donne dopo la menopausa.
  • Farmaci anabolizzanti ossei, come la teriparatide, indicati nei casi più avanzati o quando si sono già verificate fratture da fragilità.

Tutte le terapie devono essere prescritte, monitorate e rivalutate periodicamente dal medico specialista, che terrà conto delle caratteristiche individuali, della presenza di altre patologie e delle eventuali controindicazioni.

Importanza del monitoraggio e della motivazione personale

Mantenere sotto controllo l’osteoporosi richiede un impegno continuativo: le terapie, la dieta e il movimento devono diventare parte integrante della routine quotidiana. Il monitoraggio regolare, tramite visite ed esami strumentali, consente di valutare l’efficacia della strategia adottata e correggere precocemente eventuali criticità. In caso di peggioramento o di nuove fratture, sarà possibile ridefinire il piano terapeutico, assicurando la massima protezione possibile delle ossa.

È importante non scoraggiarsi: pur essendo una patologia cronica, con le giuste strategie è possibile fermare o rallentare la progressione dell’osteoporosi, evitare le conseguenze più gravi e recuperare una buona qualità di vita. La chiave sta nella tempestività d’azione, nella consulenza specialistica e nella costanza nel seguire le raccomandazioni.

Inoltre, non bisogna dimenticare che la prevenzione riguarda tutta la popolazione, specialmente le donne dopo la menopausa, ma anche gli uomini più anziani: uno stile di vita sano e controlli regolari permettono di scoprire la malattia quando è ancora possibile intervenire con successo, evitando fratture invalidanti e il deterioramento dell’autonomia personale.

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