Che cos’è la sindrome di Graham Little-Piccardi-Lassueur? Ecco la risposta del medico

La sindrome di Graham Little-Piccardi-Lassueur è una malattia dermatologica rara, classificata come variante del lichen planopilaris, che colpisce principalmente il cuoio capelluto e i follicoli piliferi. È riconoscibile per una triade clinica caratteristica: alopecia cicatriziale progressiva del cuoio capelluto, perdita non cicatriziale dei peli ascellari e pubici, e presenza di papule cheratosiche follicolari su aree glabre della cute.

Presentazione clinica e sintomi

I pazienti affetti presentano tipicamente la combinazione di tre segni principali:

  • Alopecia cicatriziale progressiva del cuoio capelluto: si manifesta con chiazze confluenti di perdita permanente dei capelli; queste zone appaiono atrofiche e cicatriziali al centro, mentre sui bordi possono essere eritematose e squamose. La cicatrizzazione è il risultato di una sostituzione dei follicoli con tessuto fibroso, impedendo la ricrescita dei capelli nell’area interessata.
  • Perdita non cicatriziale dei peli ascellari e pubici: al contrario del cuoio capelluto, in queste sedi la perdita di peli non lascia cicatrici permanenti. L’alopecia in queste aree è solitamente diffusa e può evolvere senza la formazione di aree atrofiche.
  • Papule cheratosiche follicolari: si tratta di piccole formazioni cutanee, pruriginose, di colore rosso-brunastro e aspetto spinoso, che si localizzano prevalentemente su tronco ed estremità. Queste papule rappresentano una risposta infiammatoria dei follicoli piliferi, tipica nei disordini lichenici.
  • Sebbene i tre segni possano comparire simultaneamente, in alcuni pazienti l’alopecia del cuoio capelluto precede la manifestazione cutanea delle papule cheratosiche.

    Epidemiologia e popolazione colpita

    Questa sindrome è estremamente rara, senza dati precisi sulla prevalenza, ma si sa che colpisce in modo predominante donne adulte, per lo più nella fascia d’età compresa tra i 30 e i 70 anni, con una marcata preferenza per il periodo post-menopausale. Gli uomini rappresentano una piccola minoranza dei casi documentati, spesso con forme cliniche meno tipiche o incomplete.

    Eziopatogenesi e cause

    L’esatta causa della sindrome rimane sconosciuta. Tuttavia, è generalmente considerata una variante di lichen planopilaris, una forma infiammatoria cronica che colpisce i follicoli piliferi. Nel suo sviluppo sembra svolgere un ruolo centrale l’immunità cellulo-mediata: l’attivazione di linfociti T citotossici induce un danno ai follicoli piliferi, portando alla loro atrofia e alla conseguente perdita di peli.

    Rarissimi casi sono stati associati a sindromi di insensibilità agli androgeni, pattern familiari, o eventi quali la vaccinazione anti-epatite B, ma queste associazioni sono ancora oggetto di dibattito e ricerca clinica. Uno studio cita anche la possibilità che alcune terapie innovative, come i vaccini mRNA, possano raramente condurre a manifestazioni simili in soggetti predisposti, ma tali osservazioni necessitano conferma nel tempo.

    Diagnosi e caratteristiche istopatologiche

    La diagnosi si basa principalmente sull’osservazione clinica della triade, ma viene confermata da indagini istologiche su biopsia cutanea. I reperti tipici includono:

  • Alterazioni vacuolari nella guaina epiteliale esterna dei follicoli, accompagnate da infiltrati linfocitari di tipo perifollicolare a livello dell’istmo e dell’infundibolo.
  • Nei casi più avanzati, si rileva atrofia epiteliale e fibrosi perifollicolare, spesso con disposizione delle fibre elastiche in verticale nelle aree dove i follicoli sono stati distrutti, risultando nella perdita definitiva del capello corrispondente.
  • Per escludere altre possibili cause di alopecia cicatriziale, come il lupus eritematoso discoide, può essere richiesta una valutazione immunoistochimica e un’anamnesi dettagliata.

    Decorso, trattamento e prognosi

    La sindrome presenta generalmente una evoluzione cronica e progressiva. Non esiste una terapia definitiva, ma vari trattamenti sono stati adottati per contenere la progressione della malattia e alleviare i sintomi più fastidiosi, come il prurito:

  • Utilizzo di corticosteroidi topici o sistemici, utili nel controllo degli episodi infiammatori.
  • Impiego di immunosoppressori (ad esempio ciclosporina o metotrexato) nei casi resistenti ai corticosteroidi.
  • Retinoidi orali e antimalarici, soprattutto nelle varianti ampiamente diffuse.
  • Fisioterapia del cuoio capelluto e trattamenti topici a base di emollienti per ridurre la secchezza.
  • Nonostante il trattamento mirato, la perdita dei capelli nelle zone cicatriziali è definitiva. Tuttavia, un intervento tempestivo può limitare la progressione delle lesioni e migliorare la qualità di vita dei pazienti.

    Impatto psicologico e qualità di vita

    La presenza di alopecia permanente e le manifestazioni cutanee visibili possono avere un impatto significativo sull’autostima e sulla vita sociale della persona, in particolare nelle donne adulte. Approcci multidisciplinari, che includano anche supporto psicologico, sono fortemente raccomandati nei casi più complessi o invalidanti.

    Per ulteriori approfondimenti sul lichen planopilaris, il principio patogenetico condiviso con la sindrome qui descritta, si può fare riferimento all’articolo dedicato su Wikipedia.

    In sintesi, questa condizione rappresenta una delle forme più rare e complesse di alopecia cicatriziale, la cui gestione necessita di una diagnosi precoce, trattamenti personalizzati e un supporto psicoterapeutico qualificato per ridurre al minimo l’impatto sulla qualità di vita del paziente.

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