Attenzione al cuore: sapevi che bere troppa acqua può causare questi problemi?

Bere acqua è fondamentale per il corretto funzionamento del nostro organismo, ma può sorprendere sapere che un’assunzione eccessiva può esporre a rischi per la salute, in particolare per il cuore. Questo tema, spesso trascurato, acquista importanza vista la diffusione di informazioni che incoraggiano a bere grandi quantità di acqua senza considerare i reali bisogni individuali. Gli esperti sottolineano che, come per molti altri aspetti dell’alimentazione, l’eccesso può essere dannoso quanto la carenza.

Come l’eccesso di acqua influisce sul cuore

Il nostro corpo è straordinariamente abile nel regolare la quantità di acqua di cui necessita, ma un consumo smodato può metterlo in seria difficoltà. Quando si introduce troppa acqua in tempi brevi, può verificarsi una condizione chiamata iperidratazione o più precisamente iponatriemia. In questo stato, il livello di sodio nel sangue si diluisce pericolosamente, con una perturbazione dell’equilibrio degli elettroliti che sono cruciali per la trasmissione degli impulsi nervosi e la regolazione delle funzioni muscolari, tra cui il ritmo cardiaco.

L’esperta citata su una fonte autorevole mette in guardia: l’assunzione eccessiva di acqua «compromette l’equilibrio degli elettroliti nell’organismo e questo può causare sintomi importanti come convulsioni, stato confusionale, problemi di respirazione, alterazioni del battito cardiaco, gonfiore delle gambe, fino al coma». In particolare, il cuore può trovarsi a dover pompare un sangue troppo diluito, condizione che ne mette a dura prova la funzione e predispone ad aritmie e, nei casi più gravi, a insufficienza cardiaca acuta.

I segnali di allarme e le conseguenze cardiache

Il campanello d’allarme che segnala una situazione di eccesso idrico può mancare nelle fasi iniziali, ma col progredire della diluizione del sodio, si possono manifestare vari segni e sintomi come:

  • Sensazione di debolezza improvvisa
  • Nausea e vomito
  • Confusione o stato mentale alterato
  • Crampi muscolari
  • Alterazioni del ritmo cardiaco, come tachicardia o aritmie
  • Edema, cioè gonfiore soprattutto alle gambe

A livello cardiaco, il problema principale consiste nell’aumentato carico di lavoro che il cuore deve sostenere per mantenere un’adeguata pressione sanguigna e bilanciare l’eccesso di liquidi. Nei soggetti predisposti, come chi soffre già di patologie cardiovascolari, questo può precipitare in una scompenso cardiaco, condizione in cui il cuore non riesce più a pompare sangue in modo efficace.

Quanto bisogna bere? Il principio del “bere quando si ha sete”

L’Organizzazione Mondiale della Sanità e le società scientifiche, tra cui l’Istituto Humanitas Gavazzeni, mettono in evidenza che non esiste una quantità universale adatta per tutti. La raccomandazione generale è di assumere circa 1,5-2 litri di acqua al giorno, ma questa quantità deve essere modulata in base a età, condizioni climatiche, attività fisica e particolari esigenze individuali. Bere al di là dello stimolo della sete non conferisce alcun vantaggio e, anzi, può esporre ai rischi dell’iperidratazione.

Un fattore che molti non considerano è il contributo di frutta e verdura, che può già coprire una buona parte del fabbisogno idrico quotidiano. Se si seguono diete ricche di prodotti vegetali, la sete può naturalmente essere minore. Al contrario, in caso di consumo di cibi molto salati, il corpo richiederà maggiori quantità di acqua per ristabilire l’equilibrio.

Prevenzione e gestione del rischio: chi deve prestare maggiore attenzione

Alcuni gruppi di popolazione dovrebbero monitorare con particolare attenzione il consumo di acqua:

  • Chi soffre di malattie renali o cardiache
  • Chi sta seguendo terapie con diuretici
  • Anziani, la cui percezione della sete può essere alterata
  • Sportivi che, temendo la disidratazione, tendono a bere quantità elevate durante gli allenamenti

In queste situazioni, il medico può indicare dei limiti precisi o consigliare controlli periodici degli elettroliti ematici. Per chi gode di buona salute, tuttavia, la presenza dello stimolo della sete rappresenta il miglior segnale naturale su cui basare l’assunzione di liquidi.

Il mito dell’acqua come “panacea” e i rischi dell’automedicazione

Nell’immaginario collettivo, l’idea che bere molta acqua sia un toccasana deriva anche da pratiche di marketing e da una scarsa attenzione agli effetti dell’iperidratazione. Il rischio è di sottovalutare i segnali inviati dal corpo e, nella ricerca di un benessere ipotetico, trovarsi di fronte a conseguenze anche gravi per la salute. Al di là dei benefici legati a una corretta idratazione – fondamentale per tutte le funzioni vitali – è indispensabile ricordare come gli eccessi siano pericolosi tanto quanto la scarsa assunzione d’acqua.

Un particolare avvertimento va quindi rivolto alle fasce di popolazione più a rischio e a chi tende ad affidarsi a regole generiche (“almeno tre litri al giorno”) senza consultare un professionista sanitario.

In conclusione: equilibrio, ascolto del corpo e tutela del cuore

La chiave per una salute cardiovascolare ottimale resta il rispetto dell’equilibrio e l’ascolto dei segnali del proprio corpo. Seguire il naturale stimolo della sete, interpretando al meglio i bisogni personali e le proprie condizioni di salute, è il modo più sicuro per tutelare il cuore e prevenire le conseguenze negative di un’idratazione eccessiva. In caso di sintomi sospetti o dubbi, è sempre opportuno rivolgersi a un medico.

Solo dando il giusto valore sia all’importanza dell’acqua sia ai rischi del suo abuso si può mantenere uno stile di vita realmente salutare, proteggendo in modo efficace anche il sistema cardiocircolatorio.

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