Camminare fa male ai legamenti: ecco i tre effetti negativi sul fisico

Camminare è considerato uno dei gesti più naturali e accessibili per prendersi cura del proprio corpo. Tuttavia, nel dibattito popolare talvolta emerge la convinzione che questa attività possa avere effetti negativi sui legamenti e, più in generale, sull’apparato locomotore. Per approfondire questa convinzione, è fondamentale distinguere tra camminata corretta e cattive abitudini posturali o uso scorretto delle scarpe, senza dimenticare eventuali condizioni patologiche pregresse. La letteratura scientifica e i pareri degli esperti aiutano a chiarire se e quando la camminata possa comportare rischi reali per la salute dei legamenti e quali siano, nel caso, gli effetti potenzialmente negativi sul fisico.

L’importanza della tecnica nella camminata

La qualità del passo e la postura durante la camminata sono elementi determinanti. La camminata, di per sé, non prevede movimenti forzati o traumatici all’apparato locomotore, a differenza della corsa, e dunque il rischio di danni acuti ai legamenti è basso in assenza di altri fattori di rischio. Anzi, uno stile di camminata naturale permette di aumentare il tono muscolare, migliorare l’ossigenazione delle fibre e mantenere tendini e legamenti più elastici. Inoltre, la movimentazione costante favorisce la compattezza ossea e la prevenzione dell’osteoporosi.

Tuttavia, se la postura è alterata – ad esempio per colpa di piede piatto, artrosi del ginocchio, calzature inadeguate o appoggio scorretto – possono comparire fastidi o dolori che interessano i legamenti e le articolazioni. Camminare con il corpo sbilanciato, con passi irregolari o senza il naturale movimento oscillatorio delle braccia, implica un sovraccarico anomalo che, nel tempo, può sollecitare in eccesso specifici distretti corporei.

Le tre principali criticità: sovraccarico, microtraumi e compensazioni

Sovraccarico dei legamenti e delle articolazioni

Il primo effetto negativo che può insorgere nei soggetti che camminano con appoggio scorretto o utilizzando calzature non idonee riguarda il sovraccarico dei legamenti. In presenza di anomalie anatomiche (come il piede valgo o il ginocchio varo) o abitudini posturali errate, il peso del corpo può gravare di più su alcune articolazioni. Questo determina stress costante sui legamenti di caviglia, ginocchio o anche, predisponendo a dolori, infiammazioni e, nei casi più gravi, a distorsioni. Questo rischio vale soprattutto per chi riprende a camminare dopo lunghi periodi di sedentarietà o è in sovrappeso, dove i carichi articolari sono maggiori.

Microtraumi da sovrautilizzo e infiammazioni localizzate

Un ulteriore rischio è rappresentato dai microtraumi ripetuti. Anche se la camminata è meno traumatica rispetto a sport ad alta intensità, un movimento eseguito in maniera scorretta o reiterato su superfici dure può causare microlesioni ai legamenti e ai tendini. Questi danni, sommati giorno dopo giorno, possono evolvere in infiammazioni croniche come la fascite plantare o le tendiniti. Tale condizione è favorita, ad esempio, dall’uso di scarpe inadeguate (con punta troppo stretta, suola rigida, tacco alto o toe spring marcato), che riducono l’efficacia del lavoro muscolare del piede e causano una distribuzione anomala delle forze durante il passo.

Compensazioni posturali e dolore muscoloscheletrico

La presenza di dolore o rigidità localizzata può indurre il corpo a modificare spontaneamente la biomeccanica del cammino, attivando fenomeni di compensazione. Questi aggiustamenti posturali possono implicare un maggiore lavoro di tendini, muscoli e legamenti che normalmente non sarebbero sovraccaricati. Le conseguenze si manifestano con dolori diffusi, dalla schiena fino alle anche e ai polpacci, aumentando il rischio di infiammazioni, contratture e – a lungo termine – lesioni strutturali. Un esempio comune è quello di chi non corregge un appoggio plantare difettoso: oltre al dolore locale può sviluppare mal di schiena, rigidità lombare e affaticamento generalizzato.

L’importanza delle scarpe e del terreno

Le scarpe giocano un ruolo chiave nella prevenzione degli effetti negativi: modelli troppo rigidi o non conformi alla forma del piede possono favorire posture innaturali e limitare il movimento fisiologico delle dita e dell’arco plantare. L’uso prolungato di tacchi alti, ad esempio, riduce l’efficacia della pompa venosa e sovraccarica la fascia plantare, predisponendo così a infiammazioni e dolore legamentoso. Camminare su terreni molto duri, sconnessi o ripidi può altresì aumentare lo stress su piccoli legamenti e tendini del piede.

Vi sono, al contrario, recenti studi che suggeriscono come camminare scalzi (il cosiddetto barefoot walking) su superfici naturali e irregolari favorisca il rafforzamento dei muscoli plantari, migliori la propriocezione e stimoli una distribuzione più fisiologica dei carichi su tutta la struttura osteoarticolare. Tuttavia, la pratica deve essere graduale e fatta con attenzione, per evitare traumi diretti come tagli, abrasioni o distorsioni su superfici inadatte.

Considerazioni finali: come camminare in sicurezza

Nonostante i rischi potenziali descritti, la visione più aggiornata e condivisa dalla comunità scientifica sottolinea che la camminata rappresenta una delle strategie più efficaci per mantenere in salute il sistema muscolo-scheletrico. Camminare rinforza muscoli, ossa e legamenti, favorisce la postura e la funzionalità articolare: sono quindi più i benefici che i rischi, fatta eccezione per casi in cui esistano condizioni muscoloscheletriche pregresse non trattate o si adottino abitudini sbagliate.

  • Curare la postura e il controllo del passo, eventualmente con il supporto di un professionista (fisioterapista, ortopedico) in caso di dolori ricorrenti.
  • Utilizzare calzature appropriate, prediligendo scarpe comode, con buon sostegno e adatte al proprio appoggio.
  • Variare i terreni di camminata, preferendo suoli naturali ed evitando ambienti eccessivamente duri.
  • Eseguire allungamenti e riscaldamento muscolare prima dell’attività per ridurre il rischio di traumi ai legamenti e ai tendini.
  • Prestare attenzione a dolori persistenti e non sottovalutare segnali di affaticamento o infiammazione.

La camminata, se condotta in modo corretto e con mezzi idonei, non solo non danneggia i legamenti ma rappresenta uno dei migliori strumenti per conservarne l’elasticità e la salute a lungo termine. Eventuali effetti negativi derivano più spesso da errori nello stile, calzature sbagliate e stati patologici preesistenti che dall’atto del camminare in sé.

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