L’artrosi è una delle patologie articolari più diffuse nel mondo adulto e anziano. Consiste in un progressivo deterioramento della cartilagine e delle strutture ossee che compongono l’articolazione, portando a sintomi quali dolore cronico, rigidità, perdita di mobilità e, nei casi più avanzati, anche deformità articolare. Uno degli interrogativi più comuni che i pazienti rivolgono ai reumatologi riguarda l’utilizzo di caldo o freddo sulle articolazioni colpite per alleviare i sintomi. L’opinione degli esperti su questo tema è chiara, ma con alcune sfumature che dipendono sia dallo stadio della malattia sia dalle manifestazioni cliniche specifiche.
Terapie fisiche: quando è indicato il caldo
Secondo i reumatologi, la termoterapia — cioè l’applicazione di calore localizzato — è generalmente più indicata durante le fasi di dolore cronico e rigidità articolare, tipiche della artrosi degenerativa. L’utilizzo di una borsa dell’acqua calda, di un impacco caldo o, più frequentemente, di dispositivi fisioterapici come ultrasuoni, radarterapia e laser, contribuisce a migliorare la vasodilatazione del tessuto, favorire l’ossigenazione e rilassare la muscolatura periarticolare. Tutto questo riduce la sensazione di “blocco” mattutino e migliora la movimentazione dell’articolazione. Il calore:
- Incrementa la elasticità delle fibre muscolari e la flessibilità dei tendini e dei legamenti.
- Facilita l’eliminazione delle scorie metaboliche accumulate nei tessuti.
- Rende meno intenso il dolore nei movimenti, soprattutto nei casi in cui la rigidità è preponderante.
L’applicazione del calore viene suggerita per 20-30 minuti consecutivi sulla zona maggiormente dolorante, sempre con attenzione a non causare ustioni cutanee. È importante che questa metodica sia evitata durante episodi di gonfiore acuto o infiammazioni evidenti, in cui il calore potrebbe accentuare il processo infiammatorio .
Quando preferire il freddo: il ruolo della crioterapia
A differenza del calore, l’utilizzo di impacchi freddi (crioterapia) è più indicato nei casi in cui siano presenti gonfiore, arrossamento o un dolore acuto legato a una riacutizzazione infiammatoria. Il freddo agisce principalmente come analgesico temporaneo e vasocostrittore, risultando particolarmente utile per:
- Ridurre il gonfiore e il calore locale tipici delle fasi infiammatorie.
- Limitare la propagazione della risposta infiammatoria nei tessuti periarticolari.
- Dare un sollievo rapido nei dolori molto intensi e improvvisi.
Secondo le indicazioni dei reumatologi, il freddo deve essere applicato sempre interponendo un tessuto tra ghiaccio e pelle per evitare lesioni cutanee e mai per più di 5-10 minuti consecutivi sulla stessa area . Dopo ogni applicazione, bisogna aspettare che la zona torni a temperatura normale prima di ripetere il trattamento, in modo da non compromettere la circolazione sanguigna locale.
Caldo o freddo? Dipende da sintomi e fase della malattia
Non esiste una regola assoluta valida per ogni paziente affetto da artrosi: la scelta tra caldo e freddo deve essere individualizzata, come sottolineano i reumatologi.
Il caldo trova indicazione nella quotidianità dei soggetti con artrosi cronica, in assenza di segni evidenti di infiammazione acuta, grazie alla sua azione sulla rigidità mattutina e sui dolori “sordi” tipici delle forme degenerative. È preferibile dopo periodi prolungati di immobilità o in presenza di tensione muscolare circostante.
Il freddo, invece, può essere prezioso nelle riacutizzazioni caratterizzate da infiammazione, gonfiore e dolore improvviso, come avviene a seguito di traumi o eccessivi sforzi articolari. In queste situazioni, la crioterapia fornisce un sollievo rapido e riduce la progressione della risposta infiammatoria .
Ci sono poi soggetti, come ricorda il reumatologo Carlo Maurizio Montecucco, che rispondono in modo individuale agli stimoli termici: alcuni traggono beneficio dagli impacchi di ghiaccio anche in presenza di forme degenerative, altri invece avvertono più sollievo solo con il calore. Tali peculiarità sottolineano l’importanza di un approccio personalizzato, sempre consigliato dal medico specialista .
Consigli operativi pratici e raccomandazioni del reumatologo
Il corretto utilizzo di caldo e freddo per l’artrosi deve sempre essere accompagnato da alcune precauzioni:
- Non applicare mai il ghiaccio direttamente sulla pelle per evitare il rischio di ustioni da freddo.
- Distanziare le applicazioni di freddo e non superare 10 minuti consecutivi.
- Utilizzare il calore solo quando non sono presenti gonfiore o segni di infiammazione acuta.
- Per le rigidità mattutine, una doccia calda o un impacco caldo sulla regione colpita può favorire la ripresa del movimento.
- Integrare sempre le terapie fisiche con programmi di esercizio fisico specifici, volti a rafforzare la muscolatura e migliorare la mobilità articolare.
- Consultare il proprio medico o reumatologo prima di intraprendere qualsiasi nuova metodica, soprattutto in caso di malattie sistemiche o uso di farmaci che influenzano la circolazione.
Tra gli altri strumenti a disposizione, alcune terapie possono combinare le due strategie alternando caldo e freddo in cicli programmati, sempre e solo sotto controllo specialistico. Questo metodo, ancora in fase di studio per le sue applicazioni sull’artrosi, può stimolare sia la circolazione sia la modulazione del dolore, ma non sostituisce i trattamenti principali prescritti dallo specialista.
In definitiva, caldo e freddo non sono soluzioni miracolose né curative per l’artrosi, ma rappresentano supporti validi per ridurre temporaneamente la sintomatologia e migliorare la qualità di vita del paziente. La scelta deve sempre tener conto della fase della malattia, della presenza o meno di infiammazione e delle sensazioni personali.
La raccomandazione dei reumatologi è di affidarsi a un percorso terapeutico personalizzato, comprendente terapie farmacologiche, modifiche dello stile di vita e strategie di auto-trattamento mirate sotto attenta supervisione sanitaria. In presenza di peggioramento dei sintomi, comparsa di nuovi dolori o alterazioni della funzionalità articolare, è sempre necessario consultare tempestivamente il proprio specialista per una valutazione completa e un’eventuale revisione della strategia terapeutica.