Le lampade abbronzanti sono dispositivi progettati per simulare l’effetto dell’esposizione ai raggi ultravioletti, fornendo in pochi minuti una colorazione della pelle simile a quella ottenuta con l’esposizione solare. Tuttavia, il valore reale di 10 minuti di esposizione alle lampade abbronzanti, sia in termini di effetti positivi sia di rischi per la salute, è molto più complesso e controverso rispetto a quanto spesso si crede.
Tipologie e funzionamento delle lampade abbronzanti
Esistono diversi tipi di lampade abbronzanti, tra cui le più diffuse sono quelle a bassa e ad alta pressione. Le lampade a bassa pressione emettono sia radiazioni UVA che UVB, mentre quelle ad alta pressione emettono principalmente radiazioni UVA. Gli UVA sono responsabili principalmente dell’invecchiamento cutaneo precoce, mentre gli UVB sono più efficaci sia nell’indurre l’abbronzatura sia nel provocare scottature. La maggior parte dei solarium oggi disponibili utilizza lampade che prediligono l’emissione di raggi UVA proprio perché tendono a causare meno eritemi rispetto agli UVB, ma non per questo sono prive di rischi significativi per la salute della pelle.
Equivalenza tra esposizione artificiale e naturale
Una delle credenze più diffuse è che una breve esposizione (ad esempio 10 minuti) a una lampada abbronzante sia paragonabile a pochi minuti al sole. Tuttavia, questa equivalenza è stata ampiamente smentita dagli esperti: mentre in termini di raggi UVB 10 minuti sotto una lampada possono essere simili a 10-20 minuti alla luce naturale del sole, dal punto di vista dei raggi UVA una lampada abbronzante può risultare anche fino a 10 volte più dannosa. Questo perché la concentrazione di UVA nelle lampade è, per questioni tecniche e di regolamentazione, significativamente superiore rispetto a quella che si riceve in 10 minuti di esposizione al sole. Nel dettaglio, la penetrazione degli UVA nei tessuti è maggiore e il danno al DNA cellulare può essere più subdolo e difficile da riparare nel tempo.
Nel concreto, 10 minuti sotto una lampada abbronzante possono sembrare un’esposizione breve, ma, a seconda dell’intensità del dispositivo e del fototipo della persona, questa durata corrisponde a una dose di raggi ultravioletti che, sommata a esposizioni ripetute, può determinare danni permanenti alla pelle. Tali dispositivi possono produrre un’azione abbronzante visibile già dopo pochi utilizzi, ma anche aumentare il rischio cumulativo di effetti collaterali.
Effetti biologici dell’esposizione alle lampade abbronzanti
L’effetto principale dell’esposizione a lampade abbronzanti è l’oscurimento della melanina già presente nella cute, soprattutto con i dispositivi che utilizzano principalmente UVA. Questo meccanismo porta a un’abbronzatura di “superficie” che non dura quanto quella prodotta dalla stimolazione di nuova melanina tramite esposizione agli UVB. Nonostante ciò, la protezione fornita dall’abbronzatura artificiale è minima: si stima che sia equiparabile a una crema solare con fattore di protezione molto basso (SPF 2-3).
Le conseguenze sulla salute associate anche a breve esposizione includono:
- Accelerato invecchiamento cutaneo (photoaging), con comparsa precoce di rughe, macchie e perdita di elasticità della pelle.
- Aumentato rischio di sviluppare tumori cutanei, incluso il melanoma e altri tumori della pelle. Tale rischio aumenta in modo significativo con l’uso frequente o l’inizio precoce, specie sotto i 30 anni.
- Scottature ed eritemi soprattutto con lampade che emettono anche una quota di UVB, che possono causare danni visibili già dopo una sola seduta.
- Possibili alterazioni della risposta immunitaria locale e sensibilizzazione della cute.
Non esistono prove che, utilizzando le lampade abbronzanti per “preparare” la pelle prima delle vacanze estive, si possa ottenere una reale protezione dalle scottature solari future. L’abbronzatura ottenuta non aumenta la concentrazione di melanina protettiva, ma solo l’annerimento superficiale di quella già presente e non garantisce una difesa efficace dai danni dei raggi UV naturali.
Pericoli sottovalutati: da miti a realtà
Molti ritengono che “poche sedute brevi non rappresentino un rischio”. In realtà, i dati scientifici concordano che non esiste un’esposizione completamente sicura alle lampade abbronzanti. Anche una singola seduta può contribuire al rischio cumulativo di danno al DNA delle cellule cutanee. Ogni esposizione extra ai raggi UV accelera i processi di invecchiamento e aumenta la probabilità di mutazioni cellulari irreversibili che, con il tempo, possono portare allo sviluppo di tumori. Questo rischio è particolarmente alto nelle persone con fototipo molto chiaro, che si scottano facilmente, ma coinvolge anche chi ha la pelle più scura. È ormai dimostrato che l’utilizzo regolare delle lampade abbronzanti, specialmente in giovane età, aumenta la probabilità di melanoma di oltre il 50% rispetto a chi non le utilizza.
Un altro mito è che le lampade abbronzanti migliorino il tono dell’umore, analogamente alle lampade mediche usate per il disturbo affettivo stagionale (SAD). Tuttavia, solo particolari dispositivi certificati privi di UV, e non le comuni lampade abbronzanti, hanno dimostrato effetto terapeutico: il lieve miglioramento dell’umore che si può percepire dopo una seduta abbronzante viene annullato dagli effetti collaterali e dai rischi sulla salute.
Indicazioni, precauzioni e regolamentazioni
L’esposizione alle lampade abbronzanti è soggetta a regolamentazione specifica in Italia, che ne limita l’uso:
- Divieto per i minori di 18 anni, donne in gravidanza e persone con pelle molto chiara o con precedenti di tumori cutanei.
- Obbligo di segnalare all’utenza, tramite specifiche informative, i rischi connessi.
- Obbligo di manutenzione e controlli periodici sulle apparecchiature, per garantire livelli di emissione nei limiti previsti dalla legge.
Alle persone che, nonostante i rischi, scelgono di esporsi alle lampade abbronzanti si raccomanda comunque:
- Limitare la frequenza delle sedute e i tempi di esposizione, evitando di superare mai i 10-12 minuti per seduta e non eccedendo più di una/due volte al mese.
- Proteggere gli occhi indossando appositi occhialini, in quanto i raggi UV possono provocare danni anche alla retina e alle palpebre.
- Non utilizzare cosmetici o profumi prima della seduta, poiché possono favorire reazioni cutanee avverse.
- Idratare la pelle dopo l’esposizione e controllare periodicamente la comparsa di segni sospetti o anomalie cutanee.
Va comunque ribadito che nessun livello di esposizione alle lampade abbronzanti può dirsi sicuro. L’abbronzatura “sana” rappresenta più un mito che una realtà, sia se ottenuta al sole sia con dispositivi artificiali. Per la salute della pelle, ogni forma di esposizione ai raggi ultravioletti dovrebbe essere ridotta al minimo indispensabile, privilegiando il benessere e la prevenzione rispetto al risultato estetico temporaneo.