L’infarto del miocardio, spesso indicato semplicemente come “infarto”, rappresenta una delle principali cause di morte nei paesi industrializzati. È una condizione acuta causata dall’ostruzione di un’arteria coronaria, con conseguente riduzione o interruzione del flusso di sangue a una parte del muscolo cardiaco, che va incontro a necrosi. Diversi studi e centri cardiologici mettono in evidenza come la prevenzione sia continuamente migliorata, ma resta fondamentale conoscere e riconoscere i principali fattori di rischio per poter intervenire efficacemente sulla salute cardiovascolare, spesso attraverso modifiche dello stile di vita e controlli regolari.
Principali fattori di rischio: un quadro multifattoriale
Le cause alla base dell’infarto del miocardio sono multiple e spesso interconnesse. In ambito medico si parla infatti di patologia “multifattoriale”, dove diversi elementi concorrono ad aumentare la probabilità che si verifichi un evento acuto a carico del cuore.
Tra i fattori di rischio più rilevanti documentati dalla ricerca scientifica troviamo:
- Fumo di sigaretta: le sostanze tossiche inalate danneggiano le pareti dei vasi sanguigni e favoriscono la formazione di placche aterosclerotiche, aumentando la predisposizione a eventi ischemici.
- Ipertensione arteriosa: la pressione elevata cronicamente sottopone a stress continuo l’endotelio dei vasi, facilitando lesioni e processi infiammatori responsabili delle occlusioni arteriose.
- Colesterolo e trigliceridi elevati: livelli alti di colesterolo LDL, e in particolare le forme ossidate, si accumulano a livello delle pareti arteriose, determinando restringimenti progressivi e rischio infartuale.
- Diabete mellito: la glicemia alta induce danni vascolari su più livelli e modifica i meccanismi infiammatori e coagulativi, incrementando significativamente la probabilità di infarto.
- Obesità e sovrappeso: un eccesso di massa grassa è correlato a valori alterati di pressione, glicemia e lipidi, oltre che a una maggiore tendenza pro-infiammatoria generale.
- Scarsa attività fisica: la sedentarietà favorisce direttamente il rischio cardiovascolare, predisponendo a sovrappeso e alterazione del metabolismo glucidico e lipidico.
- Alimentazione non equilibrata: una dieta ricca di grassi saturi, sale e povera di frutta e verdura aumenta il rischio di elevati valori di colesterolo, ipertensione e altre alterazioni metaboliche.
- Familiarità e genetica: la presenza di parenti di primo grado colpiti da infarto, specialmente in età precoce, può riflettere fattori genetici predisponenti poco modificabili, ma comunque importanti per la valutazione del rischio individuale.
- Età avanzata: la probabilità di infarto cresce con il passare degli anni, soprattutto a partire dai 55-60 anni negli uomini e post-menopausa nelle donne.
- Sesso maschile: gli uomini hanno un rischio più elevato di sviluppare infarto rispetto alle donne in età fertile; dopo la menopausa, però, il rischio femminile cresce sensibilmente.
- Stress cronico: situazioni di stress costante attivano ormoni come adrenalina e cortisolo che aumentano la pressione arteriosa e possono favorire sia la formazione sia la rottura di placche coronariche.
- Uso di droghe stimolanti: cocaina e anfetamine possono provocare spasmi coronarici improvvisi con rischio infartuale acuto.
Strategie di prevenzione: modificare lo stile di vita
La prevenzione dell’infarto miocardico si basa principalmente sull’identificazione e sul controllo dei fattori di rischio modificabili. In questa ottica, ogni persona può agire su diversi aspetti della propria quotidianità per ridurre il proprio rischio cardiovascolare:
- Smettere di fumare: la sospensione totale dell’abitudine tabagica rappresenta la misura più efficace per ridurre rapidamente e stabilmente il rischio di infarto.
- Correggere l’alimentazione: mantenere un’alimentazione varia, ricca di fibre, frutta e verdura, accompagnata da un ridotto apporto di grassi saturi, zuccheri semplici e sale. Prediligere alimenti freschi, pesce azzurro, olio extravergine di oliva e legumi.
- Favorire l’attività fisica regolare: è raccomandata almeno mezz’ora di esercizio moderato la maggior parte dei giorni della settimana. Attività aerobiche come camminata veloce, ciclismo e nuoto migliorano la salute vascolare e metabolica.
- Controllare il peso corporeo: mantenere un indice di massa corporea tra 20 e 25 e circonferenza addominale sotto le soglie di rischio aiuta a prevenire ipertensione, dislipidemia e diabete.
- Gestire lo stress: praticare tecniche di rilassamento, meditazione o yoga può favorire una migliore risposta agli stimoli esterni e ridurre i rischi correlati a stress cronico e ansia.
- Controllare regolarmente i valori pressori, glicemici e lipidici: sottoporsi a controlli periodici è essenziale, soprattutto se già presenti fattori di rischio come ipertensione o familiarità per cardiopatia.
- Limitare o evitare alcol e sostanze illecite: soprattutto l’abuso di alcol e l’uso di sostanze come cocaina o altre droghe può avere effetti deleteri sul sistema cardiovascolare.
Riconoscere tempestivamente i sintomi e consultare regolarmente il proprio medico, soprattutto in presenza di familiarità o condizioni predisponenti, rappresenta un’ulteriore misura di prevenzione secondaria, ovvero la diagnosi e il trattamento precoce di eventuali alterazioni.
Fattori non modificabili: attenzione agli aspetti genetici e demografici
Non tutti i fattori di rischio possono essere eliminati. Tra i fattori di rischio non modificabili rientrano principalmente:
- Familiarità: la presenza di casi in famiglia aumenta il rischio personale; anche se non modificabile, tale consapevolezza permette una sorveglianza precoce e mirata.
- Età: l’incidenza dell’infarto cresce fisiologicamente con il tempo, richiedendo maggiore attenzione dopo i 50-60 anni.
- Sesso: il rischio è più alto nei maschi adulti, mentre nelle donne tende ad aumentare sensibilmente con la menopausa.
Conoscere la propria storia familiare e riferire ai medici eventuali episodi di infarto tra parenti stretti permette di impostare uno screening personalizzato e anticipare eventuali terapie preventive.
L’importanza degli esami di controllo e dei fattori emergenti
Oltre ai fattori classici, la medicina moderna ha identificato nuovi marcatori e condizioni che possono influenzare il rischio di infarto. Tra questi, l’importanza dell’infiammazione cronica di basso grado, il ruolo di specifiche proteine ematiche (come la proteina C reattiva ad alta sensibilità), la presenza di aterosclerosi subclinica e la valutazione della funzione endoteliale. L’aderenza agli screening periodici – analisi del sangue, elettrocardiogramma, ecocardiogramma e, dove necessario, test da sforzo – aiuta nell’individuare anomalie ancora prima che i sintomi si manifestino. Questo consente di attuare terapie personalizzate e comporta una drastica riduzione della mortalità e della disabilità associate alle complicanze cardiovascolari.
Tra i nuovi fattori di rischio oggetto di studio si citano anche l’esposizione a inquinanti ambientali, il disturbo da apnea ostruttiva del sonno e alcune malattie autoimmuni, tutti aspetti per cui la ricerca sta identificando relazioni sempre più strette con la salute del sistema cardiovascolare.
Risulta quindi fondamentale adottare una strategia globale e personalizzata per la prevenzione dell’infarto: agire sui fattori modificabili, sottoporsi ai controlli necessari considerando quelli non modificabili, e mantenere uno stile di vita orientato al benessere generale possono rappresentare la migliore garanzia per la salute del proprio cuore.