L’infarto rappresenta una delle principali emergenze mediche, caratterizzato dalla morte (necrosi) di una parte di tessuto dovuta a un’interruzione prolungata dell’apporto di sangue e ossigeno. Tradizionalmente si associa al cuore (infarto miocardico), ma può colpire anche altri organi vitali come il cervello, l’intestino e i polmoni. Conoscere le diverse forme di infarto e i principali segnali di allarme è fondamentale per intervenire tempestivamente e ridurre i rischi di complicanze permanenti o fatali.
Le principali tipologie di infarto
Il termine “infarto” non si riferisce esclusivamente all’infarto del miocardio. Le varianti più comuni e clinicamente rilevanti includono:
- Infarto del miocardio: colpisce il muscolo cardiaco ed è in assoluto il più frequente.
- Infarto cerebrale (ictus ischemico): interessa il tessuto cerebrale ed è provocato dall’ostruzione di un vaso sanguigno cerebrale, spesso con esiti neurologici permanenti.
- Infarto intestinale: coinvolge l’apparato gastrointestinale, principalmente l’intestino; può essere acuto o cronico e comporta una rapida evoluzione verso la necrosi tissutale.
- Infarto polmonare: si manifesta solitamente come embolia polmonare, quando un coagulo ostruisce una delle arterie polmonari.
Ognuna di queste forme si distingue per cause, sintomi e fattori di rischio propri, ma condivide il meccanismo centrale della mancanza improvvisa di ossigeno verso il tessuto colpito.[Wikipedia Infarto]
I tipi di infarto cardiaco secondo la classificazione clinica
L’infarto cardiaco, tecnicamente chiamato infarto miocardico acuto, viene classificato in svariati sottotipi secondo criteri internazionali, basati sulle cause, il quadro clinico e i riscontri diagnostici:
- Tipo 1: infarto miocardico spontaneo, correlato a un evento coronarico primario come rottura, erosione o dissezione di una placca aterosclerotica, tipicamente seguito da formazione di trombo e occlusione arteriosa.
- Tipo 2: insorge per uno squilibrio tra domanda e offerta di ossigeno al cuore, causato da condizioni come anemia grave, aritmie, spasmo coronarico, insufficienza respiratoria, ipertensione o ipotensione marcate.
- Tipo 3: morte cardiaca improvvisa, con presunta origine ischemica, che avviene prima che si possa confermare un danno miocardico con le analisi del sangue.
- Tipo 4a: associato a un intervento di angioplastica coronarica (intervento percutaneo).
- Tipo 4b: legato a trombosi dello stent, una complicanza delle procedure di rivascolarizzazione.
- Tipo 5: insorge come complicazione di intervento di bypass coronarico.[Wikipedia Infarto Miocardico Acuto]
È inoltre importante sottolineare le varianti morfologiche osservate all’esame strumentale: infarto subendocardico (coinvolge la parte interna del muscolo cardiaco), infarto transmurale (interessa tutto lo spessore miocardico), e la differenziazione in base ai risultati dell’elettrocardiogramma tra STEMI (con sopraslivellamento del tratto ST, segno di grave ostruzione coronarica) e NSTEMI (senza sopraslivellamento, generalmente meno esteso ma comunque severo)
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Sintomi comuni, forme silenti e segnali atipici
L’infarto del miocardio si manifesta classicamente con uno o più tra i seguenti sintomi:
- Dolore toracico oppressivo, spesso irradiato al braccio sinistro, alla schiena, collo o mandibola.
- Sensazione di peso e costrizione al petto, che può durare anche più di 20 minuti.
- Sudorazione fredda, nausea e vomito.
- Difficoltà respiratoria (dispnea).
- Palpitazioni o perdita di conoscenza nei casi più severi.
Non sempre, però, i sintomi sono così evidenti. Esistono varianti come:
- Infarto silente o asintomatico: particolarmente diffuso tra diabetici e anziani, non provoca dolore o si manifesta con segni aspecifici (stanchezza, lieve malessere, nausea inspiegata) e rischia di non essere riconosciuto tempestivamente.
- Infarto fulminante: determina la necrosi rapida di grandi porzioni cardiache, spesso associato a esito fatale immediato per arresto cardiaco.
- Infarto pregresso: riscontrabile solo grazie a indagini diagnostiche ma già occorso nel passato, a volte senza chiari sintomi al momento dell’evento.
Infarto cerebrale può esordire con improvvisa perdita della forza a un arto, difficoltà a parlare o comprendere, asimmetrie facciali, perdita della vista o vertigini intense.
Infarto intestinale si presenta solitamente con dolore addominale acuto, vomito, diarrea o arresto della peristalsi e, nei casi cronici, dolore dopo i pasti e perdita di peso.
Infarto polmonare dà luogo a dispnea improvvisa, dolore toracico durante la respirazione e, talvolta, tosse con sangue.Prevenzione: riconoscere i rischi e agire in tempo
Prevenire l’infarto richiede l’attenzione sia ai fattori di rischio modificabili che a quelli non modificabili. Tra gli elementi più influenti nella genesi dell’infarto cardiaco e delle sue analoghe manifestazioni negli altri organi si annoverano:
- Ipertensione arteriosa
- Colesterolo alto e dislipidemie
- Fumo di sigaretta
- Diabete mellito
- Sovrappeso, obesità e sedentarietà
- Storia familiare di malattie cardiovascolari
- Età avanzata
I modi più efficaci per prevenire un infarto sono adottare uno stile di vita sano (alimentazione equilibrata, esercizio fisico regolare, evitare il fumo, controllo dello stress), monitorare regolarmente i propri valori di pressione arteriosa, glicemia e colesterolo, e sottoporsi a controlli cardiologici periodici soprattutto se si rientra in categorie a rischio.
Quando chiamare il soccorso
Il tempismo è fondamentale nel sospetto di infarto: in presenza di dolore toracico persistente, specie se associato a sudorazione, nausea o difficoltà respiratoria, bisogna chiamare immediatamente i soccorsi. Un intervento precoce può salvare la vita e prevenire danni irreversibili all’organo colpito.
Riconoscere le diverse forme di infarto e conoscerne i fattori di rischio costituisce la strategia più efficace per agire in modo preventivo e ridurre drasticamente la possibilità di eventi gravi. La consapevolezza e la rapidità nell’agire rappresentano le vere armi per tutelare la propria salute e quella altrui. Approfondisci l’argomento sulle differenze tra i vari infarti anche su Wikipedia: Infarto Miocardico Acuto.